Sembrerebbe un numero da circo, ma quello della mia gatta, è solo un gioco. Tuttavia ogni volta che l’osservo non posso fare a meno di pensare a cosa chieda da quel salto. C’è la libreria, il tavolino, il mobile e la cassettiera. Lei invece sceglie la finestra. S’apposta disinvolta e osserva l’anta, poi i cardini, infine la maniglia. Acquattata, predispone le intenzioni e le zampe posteriori al gran salto. Nel giro di una frazione di secondo, spicca il volo. All’insù.
Ormai, quando distrattamente la perdo di vista, o sono in un’altra stanza per altre faccende, basta ascoltare il silenzio, e so già dov’è. E’ inutile chiamarla, cercarla, fingere una caccia al tesoro…Bea è sulla finestra. Abbarbicata lungo l’anta, s’inchioda al legno e resta immobile. Mi guarda e pare che sorrida.
‘Secondo me, un paesaggio così non l’hai mai visto, eh Bea?!’ – le chiedevo, giusto ieri.
‘Secondo me, un salto così, per un paesaggio del genere, non l’hai mai fatto, eh Tommaso?!’.
Gli occhi parevano dir questo, tanto che continuava a guardare in basso sul pavimento e poi dritto nei miei occhi.
In effetti, di paesaggi ne vediamo tanti. Chissà quanti, li meritiamo davvero.