Dimmi quando sbaglio e mettici un punto. Raccontami ancora di quella volta quando siamo stati insieme al mare: non è stato bello, ma era la prima volta. Abbiamo trascorso quattro giorni dimenticabilissimi, ma lo abbiamo fatto insieme e non c’è stato un solo momento nel quale abbiamo pensato “ma siamo felici?”, perché non ce ne era motivo;
Dimmi quando ti annoio e vai a capo. Cantami ancora quella canzone della quale non conoscevi le parole e le inventavi sino allo svenimento: prova a cantarla e vediamo se ti riesce di farmi ridere uguale, perché tanto sei capace di fregarmi lo stesso;
Dimmi quando ti tedio e infilaci un punto esclamativo. Balliamo ancora i passi di quella samba, sino a calpestarci i piedi e cadere per terra: è bello tenderti la mano e tirarti su sino ad abbracciarti con forza. Cadiamo per questo.
La nostra storia, tra punti, capoversi ed esclamazioni, racconta di vita che parla cantando le note di un movimento rischioso: se cadiamo è solo perché non si può stare sempre in piedi, e non per stabilità, ma perché è lecito che tremi qualcosa intorno noi. Siamo nati per non bastarci, perché morire non è solo l’unica condanna.