Sento sul palato il sapore di una sera acida, scomoda, in una stanza affollata di fantasmi riuniti a festeggiare glorie di dissapori. Sono tutti qui per me a rincorrersi nel gioco del ‘nascondino’. Uno per volta fanno la conta e io provo a infilarmi in qualche angolo buio, per scappare, per salvarmi, per non finire ‘sotto’ e pagare pegno.
Ora tocca contare: è il mio turno, mi hanno beccato. Con gli occhi spalmati sul muro, sorseggio secondi e aria…
Uno…
Due…
Tre…
Mi volto e sono al buio, solo, in una stanza vuota che sa di acido, scomodo come inopportuni sono questi spazi nei quali brancolo. Adesso cerco i miei fantasmi; ora spingo la volontà e la voglia di giocare.
Ma la triste verità per chi non sa giocare è una condanna: pochi istanti per beccarli tutti, troppo tempo per metterli in fila e congedarli.
Anche tu conosci il loro nascondiglio; anche tu tenti di ingannarli: i fantasmi abitano le solite tane, aleggiano e scompaiono all’occorrenza, quando solo han voglia di giocare. E se li becchi, non è mai per tua bravura: ardono dalla voglia di essere scovati.
Esistono solo quando decidono di farsi acchiappare, perché altrimenti non trarrebbero alcun giovamento nello starsene buoni e ignorati nel baule del passato.