Quanta fragilità spalmiamo nell’incoraggiare un ti amo. Io e te siamo poco più di un’anima e mezza, perché il di più ce lo regaliamo in brevi momenti, come assaggi, quando tocchiamo la dimensione nascosta del cuore che diventa protagonista. Per il resto del tempo, siamo in due: due storie, due calendari, due orari, due caselle di posta, due pretese, due ambizioni, due regole, due gusti di gelato, due armadi. Siamo due spazi che respirano e aspirano aria e cieli diversi. La differenza sorvola impalpabile tra l’anima e mezza e i due: dove decidiamo di essere quando vogliamo amare? In labbra che giocano, in mani incastrate, in un abbraccio che proietta l’ombra grande dell’anima e mezza, come gigante. Il miglior ti amo scappa senza pretese, senza pronunciare promesse, senza servire accondiscendenza, senza vestire un sorriso falso o un pensiero distante dal cuore. Solo istanti, assaggi di sovrumana dimensione, quando dei due resta una sola anima: la metà in più, la offre quell’attimo che sublima l’eterno, come morderne un pezzo e scappare per vivere la storia, il calendario, l’ora, la casella di posta, la pretesa, l’ambizione, la regola, il gusto di gelato e l’armadio privato. Si torna ad essere in due.
Meno ti amo rubo, più attimi eterni vivrò perché le richieste vengono dalle persone, il sublime lo respira solo il cuore (senza pretese).