«Non fare domande. Non a me. Falle a noi. Adesso ascolta questo…»
Penso a noi e la guardo.
«Tra un po’ arriva novembre. I cimiteri si riempiranno di fiori».
«Petali sui vestiti, attorno alle camicie, adagiati sulle scarpe. Profumi per coprire la vergogna. Ad aprile ho visto vasi vuoti, solo fiori di plastica, senza vita. Perché i morti, forse, meritano quelli e i vivi l’applauso a novembre, per aver mostrato tanta devozione ai loro cari.»
Sorrido.
«Allora adesso hai compreso davvero.»
Sorride e mi bacia, spogliandomi ancora con una lacrima.
«Non avevi compreso che c’ero anch’io. Non ero morta, ero solo addormentata. Come i morti stanno nei loro letti.»
«Come i vivi stanno nei loro armadi per compiacere una taglia e degli occhi.»
Nudi così pensammo entrambi “Noi non siamo come loro”.
Non sono pazzo e non so che nome dare a questa mania. Vedo solo cose che preferirei non perdermi, perché la differenza tra la vita e la morte è sempre in un attimo. Dopo aver visto ciò che la gente vuole mostrare, credo sia giusto andare oltre e interrogare, in qualche modo, chi non può mostrare più nulla. Questo desiderio mi ha allontanato da tutti. Anche da chi ho sempre amato.
Ma era solo un’attesa, per capire e amare meglio, finché morte non ci separi.
da L’abito non fa il morto