-Dove conservi il dispiacere, amica?
-In spazi troppo piccoli perché te ne accorga.
-Com’è che provo amarezza, dunque?
-Perché il dispiacere non ti appartiene, anima bella. Non è virtù che conservi per i momenti tristi. Succede così: mettono le mani tra le tue cose, ribaltano i buoni propositi come cassetti tirati via, poi fuggono lontano come sciacalli.
-Allora, dov’è il dispiacere?
-Negli spazi vuoti di cassetti sradicati, in quegli angoli che non riesci a vedere perché non ci avevi badato. Punti sensibili su cui hanno saputo giocare. La coscienza poi, rimette a posto tutto, acconcia le tue cose, nel segreto. È lì che conosci il dispiacere, perché esso ti assale nel disordine vuoto che hanno lasciato; nelle impronte di scarpe sulle porte sfondate; nei confini storpiati della tua libertà. Quando resti sola a tentare ordine, l’unica amica che può farti compagnia, sono io, anima bella.
-Adesso lasciami sola, Amarezza.